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L’intelligenza artificiale nell’arte: uno strumento o un creatore?
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La nascita delle opere d’arte generate dall’IA
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Il dibattito sull’autorialità nell’arte creata dall’IA
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Questioni legali e di proprietà intellettuale
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Impatti culturali e sociali
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Ma quindi chi è il vero artista?
Da sempre, se c’è un elemento che lega l’essere umano alla sua capacità di espressione, questo non può essere che l’arte. L’ingegno, l’esperienza e la creatività hanno fatto sempre da padroni nell’evoluzione del concetto di arte, dei suoi vari stili e dei suoi approcci. Tuttavia con l’avvento di nuove tecnologie prima (premi un tasto e photoshop lavora per te) e dell’intelligenza artificiale oggi, tutto è stato rimesso in discussione. Le opere d’arte create dall’IA sono diventate un fenomeno crescente, portando a dibattiti su ciò che può essere considerato “arte” e su chi meriti di essere riconosciuto come l’artista. Analizziamo qui sia i punti di vista a favore che quelli contrari, per arrivare a capire meglio come la tecnologia stia ridefinendo il concetto di autorialità.
L’intelligenza artificiale nell’arte: uno strumento o un creatore?
Prima di addentrarci nella questione, è importante comprendere come l’intelligenza artificiale operi nel processo creativo. Al cuore di molte delle tecnologie IA attualmente utilizzate per creare arte ci sono modelli di machine learning, tecnologici e computerizzati cervelli (sono come le reti neurali) “addestrati” a studiare su grandi quantità di dati visivi o sonori e sono in grado di generare immagini, musica e persino testi, spesso imitando stili esistenti o proponendo nuove combinazioni (ovviamente decise dall’uomo attraverso una serie di “istruzioni” date su un prompt di comandi). L’intelligenza artificiale, quindi, può essere vista come un potente strumento nelle mani dell’artista umano. Tuttavia, la domanda che emerge è: fino a che punto questo strumento è responsabile del risultato finale? E l’opera creata è da attribuire all’artista che ha impostato l’algoritmo, o all’IA stessa che ha generato il contenuto?
La nascita delle opere d’arte generate dall’IA
Uno dei primi esempi di opere d’arte create dall’intelligenza artificiale che ha attirato l’attenzione del grande pubblico è stato “Portrait of Edmond de Belamy”, un ritratto generato da una rete neurale chiamata GAN (Generative Adversarial Network), venduto all’asta da Christie’s nel 2018 per oltre 400.000 dollari. Il caso del ritratto di Belamy ha aperto la strada a numerosi dibattiti su chi fosse effettivamente l’autore dell’opera: l’algoritmo, il team che lo ha programmato, o coloro che hanno fornito i dati su cui la rete è stata addestrata? A differenza di un artista umano, che agisce consapevolmente e con intenzione creativa, un’IA genera immagini seguendo schemi determinati da algoritmi e set di dati. Questo solleva la questione se un’intelligenza artificiale possa effettivamente avere una “visione artistica”, o se sia semplicemente un esecutore automatizzato che riproduce e rielabora input forniti da altri. (Io personalmente tendo a schierarmi dalla parte di chi ha elaborato il prompt non di chi l’ha eseguito. Voglio dire, è una situazione simile a quando inserisco un filtro rosso su un’immagine su photoshop: chi è l’artista, io o photoshop che ha il filtro rosso?)
Il dibattito sull’autorialità nell’arte creata dall’IA
Il concetto tradizionale di autore si basa sull’idea che l’opera sia frutto di un atto creativo intenzionale e consapevole. In questo contesto, l’artista è colui che genera l’idea e la realizza attraverso un processo personale e creativo. Ma nel caso delle opere generate tramite l’intelligenza artificiale, chi detiene la paternità dell’opera?
Ci sono diverse posizioni in merito:
- L’artista umano come autore principale: Molti sostengono (e come accennato mi ci infilo a pesce in questa schiera) che l’autore dell’opera d’arte creata dall’IA debba essere colui che ha programmato l’algoritmo, o almeno colui che ha impostato i parametri di creazione all’interno del prompt. L’artista umano sarebbe dunque il vero creatore, poiché senza di lui, senza le sue istruzioni, tutto il teatrino robotizzato non potrebbe esistere o funzionare.
- L’IA come co-autore: Un’altra posizione ritiene che l’intelligenza artificiale debba essere considerata una sorta di co-autore. Sebbene non sia in grado di avere intenzioni artistiche, la sua capacità di generare nuove forme, colori o melodie implica che abbia un ruolo attivo nella creazione. Ma qui torniamo alla questione filtro e Photoshop: i programmi di grafica sono coautori??
- L’IA come autore indipendente: Una visione più estrema (probabilmente chi vede troppi film di fantascienza scambiandoli per messaggi di un governo occulto) vede l’intelligenza artificiale come un’entità creativa a sé stante, capace di produrre opere d’arte senza bisogno di interventi umani. Coloro che sostengono questa posizione vedono nell’IA una nuova forma di creatività, che potrebbe eventualmente sfidare l’egemonia dell’uomo come unico creatore d’arte (ma qui siamo anche oltre l’io robot di asimoviana memoria).
Questioni legali e di proprietà intellettuale
La questione dell’autorialità non è solo teorica, fatta di dibattiti vuoti e senza uscite, ma ha implicazioni concrete anche a livello legale. La legge sul diritto d’autore si basa sulla protezione delle opere create da esseri umani. Questo porta a chiedersi se un’opera creata da un’IA possa essere protetta da copyright e, in caso affermativo, a chi debba essere attribuita la proprietà intellettuale.
- L’attuale stato della legislazione: Attualmente, la maggior parte delle legislazioni sul copyright, come quelle vigenti negli Stati Uniti e in Europa, non riconoscono la paternità di opere create da macchine. In altre parole, solo un essere umano può essere considerato l’autore di un’opera d’arte. Tuttavia, questo lascia aperta la questione su come trattare opere create con il contributo significativo di un’intelligenza artificiale.
- Possibili evoluzioni normative: Con il crescente utilizzo dell’IA in ambito artistico e creativo, molti esperti ritengono che sarà necessario un aggiornamento delle leggi sul diritto d’autore per tener conto delle nuove realtà. Alcuni suggeriscono l’introduzione di un “copyright condiviso” tra l’essere umano che ha sviluppato l’algoritmo e l’intelligenza artificiale che ha creato l’opera.
- Le sfide della proprietà intellettuale: Un altro aspetto importante riguarda la proprietà intellettuale degli input utilizzati dall’IA per generare le opere. Molti modelli IA, infatti, sono addestrati su grandi quantità di dati (immagini, musica, testi) preesistenti. La questione della proprietà dei dati di addestramento diventa cruciale: chi possiede i diritti sulle opere derivate dall’elaborazione di dati già esistenti? (Ma qui secondo me siamo al puntiglio esasperato, altrimenti non esisterebbero le correnti artistiche. Immagina Monet chiedere i diritti a un pinco pallino qualunque che ha dipinto in maniera impressionista il suo giardino, perché lo stile da cui la mente del pittore pinco ha attinto era quello del francese.)
Impatti culturali e sociali
Oltre alla questione legale, l’uso dell’IA nell’arte solleva importanti domande etiche e culturali. Che cosa significa essere creativi in un’era in cui le macchine possono generare immagini, musica e testi indistinguibili da quelli creati dagli esseri umani? L’autenticità, una qualità spesso associata all’arte, è ancora rilevante quando un’opera può essere generata da un algoritmo?
- Il ruolo dell’artista umano nell’era dell’IA: Molti artisti (presente) vedono nell’Intelligenza artificiale uno strumento per espandere la propria creatività, mentre altri temono che l’automazione possa ridurre l’importanza dell’intervento umano nel processo artistico pensando “se le macchine possono creare opere d’arte autonomamente, che ruolo resta per l’artista?” (“guidarle, come guidi Photoshop, Illustrator, una fotocamera digitale o qualunque altro strumento automatizzato? Pure la lavatrice semplifica il lavaggio ma se non vado al fiume con il secchio e vestito da mondina vuol mica dire che non ho lavato io i miei panni???)
- L’accessibilità all’arte: L’intelligenza artificiale ha anche democratizzato l’accesso alla creazione artistica. Grazie a strumenti di IA accessibili, chiunque può diventare un “creatore” senza dover possedere competenze tecniche avanzate (esattamente come quando Cosimino clicca sulla sua fotocamera digitale scattando con le impostazioni automatiche lasciando che la macchinetta digitale scelga per lui). Questo fenomeno potrebbe ampliare il concetto di chi può essere considerato un artista, rendendo l’arte più inclusiva.
- L’evoluzione del gusto artistico: Infine, l’IA potrebbe influenzare il modo in cui percepiamo e valutiamo l’arte. Una corrente di pensiero afferma che se le opere generate da un algoritmo diventano indistinguibili da quelle create da un artista umano, il concetto di “gusto” e di valore artistico potrebbe subire profonde trasformazioni, ma ricalco io: “e allora non è stato così passando dai pennelli al computer? Non è forse l’arte digitale un’evoluzione della visione dell’arte senza che tragedie greche avvenissero a interrogare platee di disorientati e anacronistici individui restii al cambiamento?.
Ma quindi chi è il vero artista?
La questione dell’autorialità nell’arte creata dall’intelligenza artificiale rimane aperta e oggetto di continui dibattiti (sic!). È chiaro che l’IA sta ridefinendo molti aspetti della creazione artistica, ma rimane altrettanto evidente che il ruolo dell’artista umano, seppur trasformato, è ancora centrale. Le leggi, le norme culturali e le percezioni sociali dovranno inevitabilmente adattarsi a questa nuova realtà. La sfida, per il futuro, sarà quella di trovare un equilibrio tra l’innovazione tecnologica e la preservazione di quei valori e concetti che hanno definito l’arte per secoli.
Per approfondire:
- WPO Magazine – Arte e Copyright
- JOLT DIGEST -AI – Is it Art, yet?
- “Art is dead Dude” – the rise of the AI artists stirs debate
- THE VERGE – AI can make art now, but artists aren’t afraid